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Manuzio, Aldo il Vecchio.

Tipografo ed editore italiano. Studiò dapprima a Roma dove apprese il latino e poi a Ferrara per imparare il greco. Quest'ultima lingua classica e la sua letteratura lo appassionarono a tal punto che, per poterla diffondere, si dedicò all'attività tipografica ed editoriale. A Mirandola conobbe Giovanni Pico, famoso enciclopedista del tempo, col quale entrò in dimestichezza; fu in seguito inviato a Carpi per occuparsi dell'educazione letteraria del giovane principe Pio, nipote dello stesso Pico. La sua vera passione fu sempre la conoscenza degli scrittori greci, dei quali solo pochissime opere erano state a quel tempo pubblicate dalla nascente stampa a caratteri mobili, ancora giovanissima e imperfetta. M. si propose di curare la stampa degli autori a lui più cari e a tal fine prese contatto prima del 1448 con la stampa veneziana di Jenson, nella quale deve aver appreso i principi di quell'arte, interessandosene fino al punto di decidere di diventare stampatore egli stesso. La prima opera da lui data alle stampe, Museo, è del 1494. Il poema venne stampato in greco e in latino con i caratteri ancora tradizionali, molto diversi da quelli che sarebbero poi stati i caratteri tipici delle edizioni di M. dopo il 1500. In seguito, l'attività editoriale andò sempre più crescendo e perfezionandosi, tanto da far classificare le sue edizioni fra le più perfette, se non le più perfette, dei suoi tempi e di quelli immediatamente successivi. La ponderosità delle opere pubblicate e la perfezione della veste pesavano però sensibilmente sull'editore, che risolse di allearsi al tipografo Andrea Torresani di Asola, del quale sposò nel 1504 la figlia Maria. Le edizioni si susseguirono insieme a iniziative prese per la prima volta nel campo editoriale. Dal 1494 al 1499 pubblicò una monumentale edizione delle opere di Aristotele; vennero poi il teatro di Aristofane e, nel 1499, l'Hypneromachia Poliphili del domenicano Francesco Colonna, classificato all'unanimità come il più perfetto libro illustrato prodotto dalla stampa quattrocentesca. Vennero poi le edizioni delle opere di Santa Caterina, Petrarca, Virgilio, Dante, il teatro di Sofocle e quello di Euripide, Ovidio, e, fra i contemporanei, Bembo, Jacopo Sannazzaro, Poliziano, Pontano. L'edizione principe delle opere di Platone è del 1513. Fra le iniziative editoriali di M. sono da ricordare: la numerazione delle pagine, adottata nel 1504; la pubblicazione, nel 1498, del primo catalogo editoriale con indicazione dei prezzi; l'adozione dei caratteri piccoli e la riduzione del formato dei libri allo scopo di renderli più maneggevoli. A questo proposito, l'edizione delle opere di Virgilio del 1501, stampata col carattere corsivo detto poi aldino, è considerata come capostipite del libro moderno. Anche la segnatura dei quaderni, praticata come oggi, è dovuta a lui ed ebbe inizio nel 1513. Nel 1502 uscì il Dante, prima edizione recante il contrassegno dell'Editore M., riproducente un'ancora con un delfino attorcigliato, marchio destinato alla celebrità. Dello stesso anno è la fondazione dell'Accademia Aldina, riunione di letterati e scienziati del tempo, molti dei quali suoi collaboratori. Di questi ultimi fece parte anche Erasmo da Rotterdam per circa un anno, e M. stampò di lui gli Adagia e alcune traduzioni da Euripide. Aveva progettato un'edizione poliglotta della Bibbia ma i pur laboriosi lavori preparatori compiuti non ebbero seguito. La tipografia di M. continuò degnamente la tradizione del suo grande fondatore per tutto il Cinquecento, prima a opera dei Torresani e successivamente per l'appassionato interesse postovi dal figlio terzogenito di M., Paolo (Bassiano, Velletri 1450 circa - Venezia 1515).